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«Diventare madre un giorno? Nel dubbio mi faccio sterilizzare»

Se dico “per sempre”, a cosa pensate? Probabilmente, le opzioni sono tre. Matrimonio, se siete romantici, morte, se siete ipocondriaci … e mutuo, se siete pragmatici. C’è una donna, invece, che ha deciso di ipotecare qualcos‘altro, ovvero, la volontà di non avere figli. Holly Brockwell, 30enne londinese creatrice e presidente di Gadgette, sito che si occupa di tecnologia al femminile, ha infatti chiesto e ottenuto l’autorizzazione a farsi sterilizzare.  
«Gadgette è e resterà il mio unico bambino», aveva spiegato alla Bbc la giovane imprenditrice che, dopo tre anni e quattro tentativi, ha visto accolto il suo desiderio.  «Nel Regno Unito la legge non fissa un’età minima al di sotto della quale non sia possibile effettuare questo genere d’intervento», ha puntualizzato Holly Brockwell. «Trovo assurdo che una donna over 25 sia libera di avere un numero indeterminato di figli, confidando nella sua capacità di prendersi cura di loro, ma non possa scegliere di essere sterilizzata». 
 
 
 
«L’idea di essere madre non mi ha mai attratta. La gente lo considera inconcepibile. Credo abbia a che fare con la constatazione che, a oggi, la mia posizione è ancora socialmente inaccettabile. Una donna che voglia concentrarsi sul lavoro e/o non stravolgere l’equilibrio raggiunto viene bollata come egoista, semplicemente». Brockwell sembra avere le idee già molto chiare, a dispetto della giovane età. Tuttavia, è lecito chiedersi: fino a che punto l’irrevocabilità di questa decisione è dettata dalla sua storia familiare? Holly sarebbe infatti nata da una donna convinta a procreare dal marito.
 
Emblematica, in tal senso, la risposta che ha dato a chi le chiedeva perché non ricorrere, come molte altre, a un metodo contraccettivo meno drastico e radicale. «Ho optato per la chiusura delle tube  per eliminare del tutto l’ipotesi di avere figli, anche nel caso un giorno venissi tentata dall’averne, tradendo il mio pensiero per amore». Partendo dal presupposto che condizionamento e manipolazione sono di quanto più lontano ci sia dall’autentico sentimento, cambiare idea è forse un reato? Modificare le proprie convinzioni strada facendo non implica - in automatico - rinnegare sé stessi. Al contrario, significa essere consapevoli dell’intrinseca mutevolezza di tutto ciò che è vita. 
 
La scelta di Brockwell merita rispetto e può essere l’occasione per farci sull’enorme quantità (e pericolosità) di stereotipi che circondano il tema della maternità, ancora oggi. Al netto di tutto però, resta un dubbio: “combattere” l’integralismo con un approccio altrettanto granitico, ma di segno opposto, ci rende meno assolutisti?
 
di Franziska
 

 

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Genitori, salvatevi da "brelfie" e "smartphone"

Mamme, per caso siete fra le supertecnologiche che non rinunciano a controllare mail e accounts anche mentre allattate? Attente, state danneggiando il vostro bambino. Soprattutto fra le signore americane sembra sia nata una nuova agghiacciante moda, il brelfie, cioè il selfie mentre si nutre il proprio pargolo.
 
La dottoressa Kateyune Kaeni, psicologa del Pomona Valley Medical center (California), specializzata in rapporti madre-figlio in età infantile, afferma che non sono solo le onde elettromagnetiche che nuocciono alla salute dei piccoli. La mancanza di contatto visivo per un periodo prolungato provocherebbe danni permanenti durante la crescita.
 
« Quando i bambini nascono  la loro prospettiva è quasi esclusivamente su seno e faccia della madre. I neonati hanno bisogno di guardarla negli occhi» afferma la Kaeni. « Se il piccolo cerca di attirare l’attenzione con rumori e sorrisi e non riceve feedback, con il tempo si abituerà a pensare di non poter contare sulla mamma, con il rischio di diventare un adulto ansioso e insicuro».
 
La distrazione determinata dall’uso di smartphone potrebbe far perdere di vista segnali importanti che il figlio dà al genitore, come l’avere ancora fame , l’essere sazio o il non riuscire a deglutire bene.
 
Sfortunatamente sembra che la disattenzione dovuta a continue notifiche del cellulare non sia circoscritta solo al momento dell’allattamento. La tendenza generale è dare  priorità a messaggi e telefonate anziché alla comunicazione interpersonale. La specialista conferma che durante le visite di rito un  sacco di mamme, non appena sentono vibrare il telefonino, si deconcentrano e smettono di ascoltarla. E se lo fanno con lei, figuriamoci con le richieste dei figli.
 
Gli adulti, prima di proteggere i bambini dai rischi veicolati dalla  tecnologia, dovrebbero farne un uso accurato e consapevole. Senza esserne le prime vittime.
 
 
Gli effetti da overdose da social network...guarda il video
 

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I geni dell'open source sono i nuovi hippy?

Il popolo dei nerd.
 
C’è chi li considera gli sfigati per eccellenza, chi dell’essere geek ha fatto una  moda, chi ancora nasconde il suo animo da amante dell’informatica sotto mentite spoglie. Una cosa è certa: questi maghi del web hanno reso la rete un posto migliore.
 
Il Moz Fest, manifestazione svoltasi a Londra  pochi giorni fa, ha  come obiettivo la sempre maggiore  evoluzione e democrazia del mondo virtuale. L’evento è un’idea di Mozilla Foundation, madre della celebre volpe di fuoco open source, principale concorrente di Google Chrome.  Mark  Surman, direttore esecutivo dell’ organizzazione , ha come missione creare un web sempre più aperto e collaborativo, con piattaforme fluide e costantemente implementate e migliorate dall’utente.
 
Il mondo dei talenti nello sviluppo di nuove frontiere dell'informatica non ha confini e nemmeno età. Una delle mascotte del festival è Femi, bimbo di nove anni affetto da sindrome di Tourette, che però insegna a ragazzi molto più grandi di lui. Il genietto, accompagnato dalla mamma-manager Grace, organizza eventi chiamati Raspeberry Jam, dove svela i segreti di Raspberry Pi.  Il dispositivo altro non è che un computerino da lui stesso ideato, che aiuta a  programmare in maniera ludica. Lo stand accanto ospita invece una simpatica 70enne, che non è la nonna di un programmatore che non ha potuto lasciarla sola a casa. Maria Francesca, attorniata da tessuti in feltro, fili e led, insegna a realizzare la remembrance poppy luminosa , spilla a forma di papavero in perfetta tradizione british (da indossare a novembre per ricordare i caduti in battaglia). « Sono un’ insegnante di biologia ma anche una grande appassionata di  elettronica. Credo che tornerò al Moz Fest anche l’anno prossimo, mi dà l’impressione di capire dove sta andando il mondo ». Chi non vorrebbe una nonna così “evoluta”?
 
Un nobile obiettivo è anche quello di Banyan Tree, opera di Neha e Babitha, due ragazze indiane. L’idea prende ispirazione dagli alberi di villaggi della loro terra d’origine , dove spesso le persone si incontrano per condividere storie e stare insieme. Un luogo dove combattere l’immaginario del nerd solitario e misantropo: all’ombra dei suoi rami di tessuto giallo, la comunità geek discute di nuove forme di miglioramento della tecnologia quotidiana.
 
Surman sottolinea l’importanza di eventi del genere per mettere in contatto persone che vogliono contribuire a un uso di internet intelligente e democratico. Il dirigente è stato addirittura definito capo di una comunità di hippy moderni. « Non mi dispiace pensarlo » afferma il leader. « Chi ci guarda può credere che siamo idealisti, ma in realtà siamo molto pragmatici, risolviamo problemi concreti. La combinazione tra ideale e reale è potente e bella».
 
Durante l’evento  si lavora soprattutto a temi come sorveglianza, privacy e open data, riflettendo su un uso etico della rete. L’iper-connessione secondo molti ha portato a una perdita di immaginazione, nonché a una diminuzione degli incontri reali, riconfermando il clichè del nerd invaghito della tecnologia e poco interessato a amore e sesso. «Forse non siamo propriamente sexy ma chi viene qui lo fa per creare nuove amicizie e trovare connessioni professionali. Probabilmente le persone lavorano troppo per trovare il tempo di flirtare. Sono tutti così appassionati a quello che fanno da non lasciare  tempo a altro. Il cliché potrebbe essere giusto ma va detto che molti partecipanti vengono con le loro famiglie, i figli, i  partner. E sembrano anche felici».
 
 
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