Spread everywhere, man.
Si avvicina la scelta del nuovo Capo di Stato statunitense e il faccione dei candidati deve essere ovunque, specialmente sul web. Ormai da tempo infatti i concorrenti in lizza hanno capito che le campagne on line danno i loro frutti. La propaganda in rete, accanto ai mezzi tradizionali, consente infatti di raggiungere diverse fasce di elettorato. Il primo a includere YouTube, Twitter e Facebook nel proprio range è stato Barack Obama e direi che la strategia ha funzionato. Tuttavia questo succedeva nel 2008: il panorama social è già radicalmente cambiato.
Ciascuno dei possibili neo-presidenti ha infatti puntato, per le elezioni 2016, su una piattaforma diversa. Hillary Clinton su Twitter, Donald Trump su Periscope, Jeb Bush su Snapchat. In particolare quest’ultimo servizio di messaggistica fotografica è ormai molto utilizzato dagli utenti d’oltreoceano e particolarmente adeguato a soddisfare le esigenze degli aspiranti alla carica. Ghostface Chillah, sorridente fantasmino mascotte del social, allude alla vera funzione per cui l’app è stata creata: contenuti che, dieci secondi dopo essere stati pubblicati, spariscono. In che senso? Con Snapchat è possibile scattare foto o realizzare rapidi video. I file, allo scadere del tempo, vengono eliminati dal server, rendendo impossibile una seconda lettura al destinatario dello “schiocco”(snap). L’unico modo per immortalarlo è effettuare uno screenshot durante la visualizzazione sul display. Ma se gli snap rimangono visibili per così poco tempo, come si trovano persone con cui interagire? Bella domanda.
È proprio questo il punto di forza del social: l’evanescenza. I contatti da “snappare” possono essere trovati solo tramite nickname, il che rende il metodo di interazione molto attento alla privacy. Parecchi utilizzatori dell’app scrivono il proprio nome utente su Instagram, regno della condivisione di immagini ormai acquisito dal team di Zuckerberg. Solamente tramite gli hashtag utilizzati, spesso uguali per entrambe le applicazioni, si riescono a rintracciare le identità fantasma da aggiungere al proprio account per iniziare l’interazione.
Sembra che l’invenzione di Evan Spiegel e Bobby Murphy, due studenti della Stanford University che avevano sviluppato l’idea per un esame, stia prendendo sempre più piede. Il loro è ora un lavoro a tempo pieno e colossi come Facebook e Google vorrebbero acquisire la piattaforma. Nonostante le altissime cifre offerte ai giovani imprenditori, i due si sono rifiutati, confidando nella potente diffusione della loro creazione.
Effettivamente se Hillary Clinton posta vecchie foto o John Kanish e Scott Walker hanno partecipato a uno spot di dieci secondi per promuovere la campagna in Iowa, il simpatico fantasmino promette bene. Addirittura Rand Paul l’ha utilizzato per spiegare la sua posizione in relazione alla fiscalità americana.
Secondo l'analisi riportata da ComScore, il 71% degli utenti americani di Snapchat hanno tra i 18 e i 34 anni e addirittura il 45% ha un’età compresa tra i 18 e i 24. Di certo la possibilità di raggiungere direttamente le fasce più giovani della popolazione rappresenta una grande marcia in più per i candidati, i quali sembrano avere tutta l'intenzione di sfruttarla a pieno.
Mi verrebbe da ribattezzare Snapchat l’app dei codardi. Ho scritto una stupidaggine? Chi se ne frega, tanto non l’avrà vista nessuno. A parte un certo gusto per il voyeurismo e per sentirsi gli Sherlock Holmes del web non ci trovo molta utilità. Magari gli americani si divertono a fare i Ghostbusters della rete, ma meglio esser chiari, soprattutto in un settore come la politica. O no?
E ora, alcuni tips and tricks di Snapchat:
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