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Essena O' Neill: niente di vero, neanche le lacrime

«Non lasciate che i numeri e i ‘mi piace’ di una foto vi definiscano. Non lasciate che nessuno vi dica che non siete abbastanza senza un trucco eccessivo, senza un corpo da bikini, o lo spazio tra le gambe o lunghi capelli biondi. Quando smetterete di confrontarvi con gli altri, comincerete a vedere la vostra scintilla e individualità». 
 
 
 
Inizialmente potrebbe sembrare l’ennesimo aforisma di Osho, la prima esternazione della nuova Miss Italia, o peggio ancora una frase che Susanna Tamaro mette in bocca all’eroina del suo ultimo best seller. Invece no. Come spesso succede, la realtà supera – anzi, doppia – la più fervida immaginazione riuscendo a fare molto peggio.
 
La succitata “perla” arriva da Essena O’ Neill, diciottenne modella australiana folgorata sulla via di Damasco 2.0. Da icona del fashion in salsa social (574mila seguaci su Instagram e oltre 250mila follower su YouTube) si è infatti trasformata, nel giro di qualche ora, in pentita, con ambizioni a metà tra la “santona” e la motivatrice. Così, ha deciso di vuotare il sacco. E ovviamente per farlo si è affidata agli stessi canali che definisce il male assoluto
 
 
La modella ha rimosso circa 2.000 scatti dai suoi account e ha editato quelli restanti con una didascalia in cui svela il barbatrucco nascosto. «Sono stata pagata 400 dollari per postare una foto con questo vestito. Questo succedeva quando avevo circa 150mila follower». «Per favore mettete un like a questa foto. Mi sono truccata, ho arricciato i capelli, messo un vestito aderente e una collana pesante e scomoda. Ho scattato oltre 50 foto finché sono riuscita a ottenerne una che pensavo potesse piacervi».
 
 
 
 
 
 
Per rendere più autentico il tutto, la O’ Neill ha pensato bene di innaffiare le sue confessioni – peraltro inaspettate ai più, certamente – con un pianto a effetto che in realtà suscita le stesse sensazioni di plastica evocate dagli scatti “incriminati”. E a puntellare la sua credibilità non contribuisce neppure il fatto che “incidentalmente” abbia lanciato un sito che sponsorizza/racconta la sua svolta esistenzial-professionale.
 
 
 
 
 
 
 

di Franziska
 
 
 

 

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La dolce battaglia: asili per i figli dei braccianti agricoli

Esistono fenomeni che solo in certe aree possono essere compresi in pieno. Piaghe sociali come il caporalato, un antichissimo sistema di organizzazione del lavoro agricolo temporaneo, diffuso soprattutto nel Meridione. Un dipendente seleziona quotidianamente braccianti, inseriti in gruppi dalle dimensioni variabili. 
 
Si sgobba nei campi tutto il giorno. Non contano né l’età, né il sesso, ma la fatica. Paga quotidiana? Dieci euro. L’impellenza del guadagno giustifica ogni cosa: sfruttamento, nessun diritto o garanzia, tanta stanchezza. In Puglia sono molti gli uomini e le donne costretti a sudare nelle campagne. Partono nottetempo e  tornano dopo quasi 24 ore. Qualche minuto per dare un bacio ai propri bambini prima di crollare per lo sfinimento, e il giorno dopo ricomincia il girone infernale.
 
In provincia di Brindisi, a Villa Castelli, apre l’asilo nido notturno per accogliere i figli dei braccianti. Un gesto di solidarietà in aiuto alle vittime di un sistema disonesto e mafioso. L’orario dalle tre di notte fino a tarda sera è previsto da maggio a settembre, periodo in cui il lavoro nei campi richiede maggiore manodopera. I bimbi ammessi sono 75,  divisi in tre sezioni in base alle esigenze dei genitori. Le famiglie meno abbienti hanno possibilità di sconto dal 20 al 90%.
 
Il progetto, proposto dall’amministrazione comunale, è volto a sostenere i cittadini costretti a lunghi spostamenti per giungere nelle campagne pugliesi e lucane.  L’appalto  è stato affidato alla Cooperativa Giocartacicli, tramite regolare gara.  Un servizio navette agevolerà lo spostamento dei più piccoli nel corso della giornata. Il primo turno va dalle tre alle nove del mattino, il secondo dalle nove alle undici, con servizio mensa compreso. L’ ultima fascia è fissata dalle quindici alle venti e prevede il centro ludico pomeridiano per la prima infanzia.
 
Un iniziativa come l’asilo notturno sarà presto replicata in altre regioni. In prima linea l’Emilia Romagna, sempre attenta all’educazione infantile. Anche qui infatti sono molti i genitori con specifiche esigenze lavorative.
 
Una notizia parallela che riporta alla luce il problema principale: lo sfruttamento continuo e inaccettabile della manodopera agricola. Perché di lavoro si vive, non si sopravvive.
 
 
I nuovi schiavi sono nei campi di pomodori...guarda il video:
 

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«Se ti difendi ti arresto!» Legittima difesa e certezza della pena, questi sconosciuti

Fa rabbia!
 
È assurdo pensare di essere invasi fin dentro le mura di casa propria, e dover arrivare a impugnare una pistola e fare fuoco.
Uno sparo che toglie la vita per proteggere la propria e quella di chi si ama. 
 
Un colpo che diventa violenza anche verso sé stessi.
 
Una scelta mossa dalla paura, dalla rabbia, dal coraggio del terrore.
 
Eppure, un atto che ora può togliere anche la libertà di vivere.
 
Non solamente per un mero caso da sottoporre al lento corso della nostra “giustizia” ma soprattutto per il peso che graverà sull’animo del pensionato che, per difendere casa sua, ha tolto la vita al ventiduenne di origine albanese.
Il caso di Francesco Sicignano (65 anni) è solo uno degli esempi di una situazione sempre più delicata che tocca il nostro stivale da Nord a Sud.
 
È chiaro che non si può giustificare mai la morte di un ragazzo, e la magistratura italiana farà il suo ‘’paralitico’’ percorso per comprendere le dinamiche esatte degli eventi, tuttavia quest’uomo si sentiva talmente insicuro tra le mura della sua stessa casa da dormire con una pistola sul comodino dal 2008. Ogni singola notte!
 
Testimonianze differenti raccontano di un timore ampiamente condiviso in tutto il quartiere in cui vive l’anziano. In un’intervista il signor Francesco tocca temi che sono sempre piuttosto scottanti: legittima difesa e certezza della pena su tutti.
 
"Servirebbero 25 anni di carcere per chi ruba in casa" afferma con tutta la sua amarezza.
 
Secondo Salvini, leader della Lega, lo Stato Italiano tutela i ladri. 
 
Afferma:
«Noi da mesi diciamo che deve essere cancellato il reato di eccesso di legittima difesa, vorrà dire che le nostre battaglie, come in altri casi, hanno un senso e ottengono lo scopo, ovvero far diventare l'Italia un Paese normale. La difesa è sempre legittima. La proprietà privata è sacra: chi entra non invitato in casa d'altri deve sapere che rischia».
E ora il pensionato di Vaprio D’Adda è indagato per omicidio volontario. Poiché consapevolmente ha deciso di difendere casa sua e la sua famiglia da un giovane che, altrettanto consciamente, ha deciso di entrare in quella villetta allo scopo di rubare.
 
Certo non voglio dire che chiunque debba arrivare a farsi giustizia da solo e Sicignano è il primo a rivolgere il suo pensiero alla famiglia del ragazzo e a rammaricarsi per l’accaduto; ma ritengo che sia assurdo trovarsi da parte lesa a “carnefice” in un attimo per la mancanza assoluta di tutela da parte dello Stato.
 
La cronaca è piena di episodi simili, anziani minacciati con coltelli alla gola, persone che ci rimettono anche la vita e criminali che non scontano mai le loro pene fino in fondo (senza contare che la pena non è praticamente mai proporzionata al crimine commesso).
 
Quando si entra in un’aula di tribunale la prima cosa che si legge è: “la legge è uguale per tutti”.
 
Siamo proprio certi di poterlo affermare, caro Stato Italiano?
 
 
 

 

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