Un limite è come un “messaggio nella bottiglia” scritto in una lingua straniera
Frustrazione e incomunicabilità sono le prime e più immediate sensazioni. Percepisci un’opportunità, però non riesci a coglierla, finchè, tentativo dopo tentativo, decodifichi le singole parole, e, incastrandole come le tessere di un mosaico, l’insieme acquista forma e direzione. Un processo che richiede tenacia, curiosità e fiducia in sé stessi. Coltivarle in simultanea è difficile, ma non impossibile: certamente consente di crescere e di infrangere tabù e pregiudizi. In quest’ottica la laurea è un traguardo raggiungibile anche per chi soffre dei cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). come il giovane Matteo Notarnicola, diventato dottore in matematica presso l’Università del Salento. La dislessia non lo ha fermato, e, usufruendo di un supporto ad hoc, ha trovato il suo metodo di studio.
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“Al secondo semestre di matematica tutto è cambiato”
Nel 2014 Matteo Notarnicola si iscrive all’università: la passione per la materia lo porta ad immaginare un percorso accademico senza scossoni. Peraltro, fino a quel momento non ha mai avuto problemi a studiare. L’esito negativo delle prime prove scritte parziali degli esami lo spiazza. La doccia fredda, però, non lo scoraggia.
Il ragazzo ricorda che a lezione Eliana Francot, la professoressa di geometria, ha parlato dei disturbi specifici dell’apprendimento, e menzionato la legge 170 del 2010 che promuove i diritti degli studenti che ne sono affetti. Si rivolge al Servizio di Consulenza – Sportello BES/DSA dell’Università del Salento e, dopo aver svolto l’iter diagnostico previsto, scopre di essere affetto da disturbi misti delle capacità scolastiche.
Nonostante Matteo possieda rilevanti abilità di ragionamento, la lettura gli risulta difficoltosa e lenta e, se deve svolgere simultaneamente più compiti, compare la disortografia. A ciò si aggiungono i problemi connessi con il calcolo a mente.
Ricominciare, costruendo un passo alla volta il proprio percorso
Il giovane mette a fuoco il problema, e riparte con slancio. Capisce che il metodo di studio scolastico è solo d’intralcio, nel nuovo contesto. Accetta la sfida: per “aprire” le porte della sua curiosità, ha bisogno di una chiave diversa. Decide così di avvalersi del supporto dell’Ufficio Integrazione, e viene a conoscenza dell’esistenza di strumenti compensativi finalizzati ad alleggerire il peso del processo cognitivo degli studenti affetti da DSA.
Inizia una nuova stagione, in cui può sostenere le prove scritte secondo specifiche modalità, che riducono le difficoltà di scrittura e calcolo a mente. Liberatosi della pressione di tempi di consegna prefissati e dedicando più tempo allo studio, i risultati degli esami cambiano radicalmente. E Matteo raccoglie i frutti dei sacrifici fatti.
Autoironia, consapevolezza delle proprie risorse, e un’ambizione dichiarata: sfruttarle al massimo. La storia del giovane laureato è un’iniezione di ottimismo e concretezza. La percezione di essere partito da una situazione svantaggiata rispetto a quella dei suoi coetanei non lo ha messo all’angolo: al vittimismo ha preferito la reattività. E a dargli forza ha contribuito una certezza: la democraticità della conoscenza. Il senso di autoaffermazione e stupore che ne scaturiscono sono orizzontali e alla portata di tutti.
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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