Cos'è il pensiero computazionale e perchè serve a trovare lavoro
Il progresso tecnologico viaggia alla velocità della luce.
Non si fa in tempo ad imparare un software che già è in arrivo la versione 2.0. Avete sviluppato il tipo di skills necessarie per ottenere quel posto di lavoro tanto anelato? Peccato, dovete già mettere l’arte da parte e rimboccarvi le maniche per acquisire altre competenze.
Come giostrarsi in un mondo in cui è davvero difficile prevedere quali abilità vengono richieste da un anno all’altro? Dal momento che ancora nessuno di noi ha sviluppato doti divinatorie, la soluzione c’è: sviluppare competenze non tecnologiche bensì metodologiche.
Cos’è il pensiero computazionale
Il termine è stato introdotto per la prima volta nel 2006, dalla scienziata informatica Jeanette Wing, che ha espresso il concetto in maniera approfondita nella pubblicazione scientifica “Computational thinking”.
Il pensiero computazionale è un processo mentale che potrebbe risultare utile in molti campi: lettura, scrittura, aritmetica sviluppo dell’abilità analitica. In questo caso il computer diventa il mezzo, non il fine per un'approccio alle difficoltà di campi differenti.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, ecco uno spezzone del film Apollo 13 che potrebbe chiarivi meglio le idee sul concetto di pensiero computazionale.
Mediante il pensiero computazionale si definiscono infatti procedure (istruzioni da seguire) attuate da un esecutore ( il soggetto che realizza), in un contesto prefissato (cosa ha a disposizione il soggetto) e obiettivi assegnati ( qual è il risultato prefissato).
Leggi anche: "Con il coding insegno alle ragazze il coraggio di essere imperfette"
La chiave è dunque costruirsi meta-competenze, ovvero sviluppare impostazioni mentali che aiutino ad acquisire altre capacità.. Il pensiero computazionale si basa dunque su potere e limiti dei processi di calcolo, indipendentemente dal fatto che siano eseguiti da un uomo o da una macchina. La differenza è che, grazie all’intelligenza, gli uomini hanno la capacità critica di individuare punti fallaci o mancanti nello sviluppo della soluzione.
Il coding come processo mentale
Il contesto operativo in cui si può imparare al meglio questa competenza è il coding, ovvero la programmazione informatica, materia che è stata ultimamente inserita nei programmi didattici di molte scuole europee.
Attenzione, non significa certo che tutti dobbiamo diventare programmatori. L’informatica ha ormai inciso sullo sviluppo cognitivo delle persone e va appresa per lo stesso motivo per cui, almeno in Italia, vengono insegnate tutte le materie dal latino alla fisica; sviluppare un approccio metodologico efficace che possa risultare utile in qualsiasi campo professionale.
Una comprensione dei concetti base dell’informatica è ormai fondamentale. Esattamente com’è accaduto nel secolo passato per la matematica, la fisica, la biologia e la chimica, sviluppare il pensiero computazionale significa elaborare una metodologia di ragionamento, affrontare problemi complessi, valutare le diverse fasi del lavoro in collaborazione con altri collaboratori e immaginare una descrizione precisa di cosa fare e quando farlo.
Leggi anche: Inventare un'app a ottant'anni. La storia di Masako
Pensate che già nel 1968 George Forsythe, uno dei padri della formazione universitaria in informatica, aveva scritto: «Le acquisizioni più valide nell’educazione scientifica e tecnologica sono quegli strumenti mentali di tipo generale che rimangono utili per tutta la vita. Ritengo che il linguaggio naturale e la matematica siano i due strumenti più importanti in questo senso, e l’informatica sia il terzo».
Qualche esempio nella quotidianità?
Tua figlia va a scuola al mattino mettendo nello zaino esattamente tutto ciò che le servirà durante la giornata, valutando anche eventuali imprevisti e perdite di tempo. Nel linguaggio informatico questa competenza è il prefetching, ovvero una tecnica utilizzata dai microprocessori per accelerare l’esecuzione dei programmi e ottimizzare i lavori.
Oppure se perdi i guanti e torni indietro in tutti i posti in cui potresti averli scordati stai facendo back tracking, un algoritmo per trovare soluzioni a problemi in cui devono essere soddisfatti dei vincoli, scartando automaticamente tutte quelle che non li esaudiscono.
Forse, sotto questo punto di vista, capire i processi informatici non diventa più una cosa insormontabile e di settore, bensì una metodologia che applichiamo ogni giorno senza nemmeno accorgercene. Un affascinante patrimonio comune per cui i processi mentali e informatici sono perfettamente integrati e integrabili.
di Irene Caltabiano
Seguici anche su Google Edicola »